martedì 12 agosto 2008

Vocabolario della vita quotidiana: purezza e naturalezza

martedì 12 agosto 2008

dedicato a Irene e Monica.

Inseguendo la purezza ci incastriamo nei nostri stessi obiettivi, e rimaniamo infelici. Alla ricerca del puro, dell’incontaminato, del perfetto, del “pulito” ci perdiamo, poiché questi concetti sono impossibili. Poichè non esiste una cosa incontaminata, tutto è contaminato. Tutto tocca qualcos’altro, è toccato da qualcos’altro, che lo sposta, lo muove, influenza. Non siamo soli, checché ne dica la nostra cultura individualista.
Niente è solo, unico ed intoccabile, perché qualunque cosa esso sia, lo consideriamo sempre da un punto di vista. Questo punto di vista è un’ipotesi sull’oggetto che si esamina, e che quindi non è considerato nella sua ipotetica essenza pura di oggetto qual è, ma è contaminato dall’ipotesi del nostro punto di vista.
All’opposto, invece, più ci avviciniamo al contaminato, al miscuglio, allo “sporco”, più vediamo le cose nella loro naturalezza, nel loro proprio ambiente, nell’habitat naturale direbbe un etologo.
Meglio avvicinarsi alla naturalezza quindi, alla sintonia con noi stessi dove e quando siamo, non con noi stessi e basta.
Hic et nunc.
La purezza, così come la intendo io, è il frutto dell’eccessivo lavoro di un nostro umano processo di pensiero, la categorizzazione. Se non l’avessimo, non riusciremmo neanche a vivere, poiché abbiamo bisogno di punti di riferimento per muoverci. Se non riuscissimo a categorizzare nulla, dai concetti più astratti alla maniglia della porta della nostra stanza, non potremmo fare nulla e vivremmo nel vuoto privo di significato. Questo non ci è possibile poiché i nostri sensi sono fatti apposta per cogliere le differenze ed i contrasti, e quindi in seguito categorizzare in base a queste differenze.
Considerare l’ambiente, il contesto, in cui ci si trova, ci permette di prendere in considerazione i nostri limiti, fino a che punto possiamo muoverci. Di conseguenza, così come considereremo i limiti, considereremo anche il nostro possibile spazio d’azione, e perciò anche le nostre potenzialità.
Così, con maggiore consapevolezza delle nostre possibilità, sia i nostri pensieri che le nostre azioni possono dirigerci verso una maggiore felicità. Le potenzialità possono accrescere col tempo, ma non bisogna mai dimenticare anche il limite. Altrimenti la vita tenderebbe all’insoddisfazione.
Non possiamo farcela da soli, dobbiamo farci aiutare, da qualcuno o qualcosa. Questo è il senso ultimo della naturalezza. Quando accettiamo senza remore l’aiuto perché consapevoli del nostro limite. Consapevoli di dove finiamo e dove inizia qualcos’altro.
La potenza della naturalezza è incredibile, perché in quest’ultimo aspetto possiamo vedere anche un’altra cosa: l’amore.
L’amore è un concetto non puro, assolutamente non puro, per me. Ed è forse per questo che sfugge alle definizioni. Se l’amore è una fusione di qualche tipo, tra due esseri, non è certamente di purezza che stiamo parlando.
Io nell’amore vedo la bellezza dei miei limiti e delle mie incapacità, e di sapermi abbandonare all’altro senza orgoglio. L’amore non ha orgoglio, perché non ha ideali da difendere. L’amore forse non è neanche un’ideale. Cos’è l’amore puro? Il vero amore? Non so cosa sia per voi, ma l’amore non è una cosa, sono almeno due. Io l’amore l’ho scoperto con l’alterità, con ciò che è diverso da me. Quando mi sono accorto che io non sono tanto importante, quando ho saputo dare più importanza agli altri. Sono uscito dal castello dei limiti del mio io, e tutto ciò che era dentro è uscito fuori, nel dare qualcosa all’altro.
Quello che sta nel castello del nostro io, difeso in nome della purezza, perché il nostro io rimanga incontaminato sono solo gli escrementi non eliminati di ciò che produciamo con la nostra mente senza buttarli via. Come quando non riusciamo a buttar via i nostri vecchi giocattoli.
Per me l’amore è creare e dare qualcosa a qualcuno per la sua felicità, senza aspettarsi nulla. Anche un semplice regalo di compleanno, la forma più semplice del dare.
Dare per me è condivisione. E’, anch’esso, almeno due cose, non una. Come l’amore, e forse sono la stessa cosa. Rieccola la naturalezza, la mescolanza, lo sporco, la condivisione: di spazi, di momenti, di emozioni, di idee. Il cielo senza le stelle, la luna senza il sole: questi sono esempi di purezza. Di inseguire un’idea impossibile.
La naturalezza, la fusione, sono amore. La naturalezza è infinita, e anche l’amore.
 
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